
Intanto, decine di migliaia di militanti hanno manifestato a Copenaghen, chiedendo azioni decise nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Enorme lo scontento dei dimostrati dopo questa prima settimana: le proposte fatte finora nel quadro delle negoziazioni ufficiali, i 7,2 milioni di euro dell’Europa a favore dei paesi piú poveri, il rialzo termico fissato a un grado e mezzo, massimo due, sono giudicati poca cosa rispetto all’entità del problema. Tafferugli a parte dei soliti quattro (inevitabili), il corteo che ha sfilato per ore è stato pacifico, fatto da persone venute da ogni parte del mondo per chiedere un accordo rapido e giusto sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Ora tutti guardano al 18 dicembre, quando arriveranno i capi di stato, tra cui il presidente degli Stati Uniti, che devono fare di piú: come ha detto Hugh Cole, rappresentante dell’organizzazione non governativa Oxfam, “Dobbiamo reagire, il tempo scorre veloce. Possiamo negoziare sul clima ma non negoziare con il clima”.
L'importante è che i grandi del mondo capiscano che quella del riscaldamento globale è ormai una emergenza reale.
Il clima è un emergenza, significativi sono le immagini fatte da Greepeace, che ritraggono i capi di stato invecchiati e che chiedono scusa per i provvedimenti non presi.
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