mercoledì 20 dicembre 2006

Rifiuti: le discariche scoppiano. Quale altra soluzione?

Il mercato legato al waste-to-energy, gli inceneritori con recupero energetico o termovalorizzatori, sta vivendo un momento di grande slancio grazie anche all’attenzione politica sulla materia. Si sta rivelando infatti estremamente importante per alleviare la pressione sulle discariche e per eliminare rifiuti che non possono essere riciclati. Inoltre negli impianti waste-to-energy l’energia generata viene utilizzata per alimentare lo stesso impianto o a favore della comunità locale.
Un mercato che si sta sviluppando lentamente e a fatica anche in Italia, paese con una storia difficile in materia ambientale, con gravissime emergenze rifiuti, come quella verificatasi in Campania, e continui sequestri di discariche abusive.

Una recente analisi di Frost & Sullivan stima che il mercato europeo degli impianti waste-to-energy ha prodotto introiti pari a 1,8 miliardi di dollari nel 2005 e che, nel giro di quattro anni, questa cifra raggiungerà i 2,7 miliardi di dollari. “Normative sulle discariche e volumi di rifiuti in costante e impressionante aumento stanno spingendo molti Paesi europei a rivedere le strategie di gestione dei rifiuti – spiega John Raspin, direttore dei settori Energia e Ambiente per Frost & Sullivan -. La Direttiva europea sulle discariche, che pone obiettivi per la riduzione dei rifiuti biodegradabili urbani (BMW) da mandare in discarica, offre un enorme potenziale di crescita”. Questa direttiva, associata alla carenza di spazio nelle discariche in Europa, sta spingendo a guardare a strategie alternative per lo smaltimento dei rifiuti, fra cui appunto la termovalorizzazione. Se la produzione di BMW dovesse continuare a crescere, sarà necessario dirottare maggiori quantità di rifiuti dalle discariche ad altri impianti ed è per questo che l’incenerimento diventerà sempre più necessario.Attualmente, più di 400 impianti di waste-to-energy in Europa processano circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani all’anno. Numeri che sono destinati ad aumentare come effetto della Direttiva Discariche dell’Unione Europea. Si prevede, infatti, che oltre 100 nuovi impianti o linee saranno installati in Europa entro il 2012.

Nonostante i vantaggi di questa tecnologia, si registra una notevole opposizione da parte di gruppi ambientalisti e comunità locali riguardo alla sicurezza del processo di incenerimento dei rifiuti. Spesso questa opposizione è causata da un’informazione poco chiara sull’argomento da parte della comunità locale. Da anni si batte contro gli inceneritori anche Beppe Grillo sul suo blog, come ad esempio in questo articolo. Secondo lui i Cip6-Certificati Verdi dei finanziamenti a inceneritori, centrali a carbone e scarti petroliferi 'assimilati' alle energie alternative è una truffa poichè l’energia prodotta dall’incenerimento dei rifiuti non puó essere considerata energia alternativa. Inoltre lo stesso Beppe Grillo ha parlato sul suo blog di una ricerca svolta da ricercatori italiani che avrebbero individuato nei fumi emessi da un inceneritore la presenza di nanoparticelle, altamente cancerogene. Le nanopolveri sono polveri con un diametro compreso fra 2 e 100 nm. Secondo alcuni queste sarebbero responsabili di patologie specifiche (nanopatologie), ma gli studi, fino ad ora, non hanno portato a nessuna prova epidemiologica. Questa ricerca non è ancora stata portata a termine (cosa che è stata impedita facendo sparire il microscopio): effettivamente studi andrebbero ancora realizzati per confermare l’ipotesi fatta dai ricercatori ed è questo che si sta cercando di fare acquistando un nuovo microscopio ai ricercatori. Altro problema: la sensibilità degli attuali strumenti di controllo sulle emissioni apprezza ordini di grandezza del micron. Gli strumenti non sono in grado di rilevare particelle ancora più fini, sulle quali non esistono limiti di legge.

Ma se aboliamo l’uso degli inceneritori, quale puó essere l'alternativa?
Non è vero innanzitutto che si puó puntare solo sulla raccolta differenziata. Attualmente, purtroppo, non è possibile realizzare un ciclo chiuso dei rifiuti (con tutta la buona volontà e l'impegno nell'effettuare la raccolta differenziata). Sicuramente, puntando sul riuso (vuoti delle bottiglie riconsegnati ai supermercati e riutilizzati dopo sterilizzazione, è quello che attualmente si sta facendo in Olanda e in altri paesi), incentivando la raccolta differenziata (vetro, carta, plastica, alluminio e umido), istruendo le aziende ad utilizzare meno imballaggi e riciclabili, si puó ridurre di molto la percentuale dei rifiuti da smaltire.

Ma l’indifferenziato dove lo mettiamo?
Con le discariche riempiamo il suolo di rifiuti e dopo decine di anni questi percolano nel suolo,raggiungendo le falde idriche e provocando gravi problemi di contaminazione(perchè è impossibile che tutte le discariche esistenti attualmente in Italia siano costruite a regola d'arte e abbiano un funzionamento ottimo, senza perdite, per decine di anni anche dopo il loro esaurimento, quando l’attività di biodegradazione dei rifiuti continua) senza contare che occupano spazio che prima o poi finirà.
Attualmente non esistono altre tecniche di smaltimento dei rifiuti. Quella che consente di minimizzare l’impatto (secondo gli studi attuali) e ridurre i volumi è proprio l’incenerimento. Per questo motivo nel resto d’Europa si sta puntando molto su questa tecnologia. Nelle università si insegna che il 99% delle diossine è attualmente eliminabile dai fumi cosí come il PM10. Attendo ulteriori risultati per quanto riguarda lo studio sulle nanoparticelle.

Ora perchè in Italia come al solito si cerca di terrorizzare la gente con false notizie? E i cementifici, per esempio, non immettono anche loro particolato fine e finissimo? Se non vogliamo l’incenerimento, cosa possiamo fare? Continuare a mandare i nostri rifiuti alla Germania che li brucia con l’incenerimento non è certo una soluzione!

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