sabato 18 febbraio 2012

Noi, emigrati italiani

Vivendo all'estero, é facile incontrare italiani che come me sono emigrati. Appena ci si incontra fra italiani, ci si sente subito vicini, con la stessa storia alle spalle, le stesse difficoltà affrontate. E allora ciascuno incomincia a parlare delle proprie vicissitudini, sicuri che l'altro non solo capisce ma ha vissuto la stessa esperienza. Come ad esempio Angela che quando mi ha incontrato, mi ha raccontato che si era trasferita in Svizzera tedesca dal sud Italia per lavoro ed all'inizio l'impatto era stato forte. Lavorava in fabbrica con altri italiani che vivevano in un mondo tutto loro, non capendo nulla della lingua. A volte prendeva il treno nel weekend per tornare giù ed andare a ballare la domenica al suo paese, per poi ripartire la domenica sera ed arrivare il lunedì mattina in Svizzera pronta per il turno in fabbrica. Ai tempi odiava la Svizzera, ora é diventata la sua seconda patria, il cuore é ancora in parte in Italia, ma la sua vita é qui ed un ritorno in patria é escluso nonostante lei sia ormai in pensione. 
Di storie così ne ho sentite parecchie. Al museo di Zurigo c'é una sezione dedicata agli emigrati italiani degli anni '60. Ci sono dei video di treni che una volta alla settimana facevano Palermo-Zurigo. Le immagini ritraggono gli emigranti in arrivo a Zurigo con le loro valigie sgangherate e la disperazione negli occhi. La maggior parte di questi emigranti non aveva istruzione, parlava il dialetto meglio dell'italiano ed appena arrivata in Svizzera, voleva dimenticare il proprio passato di miseria. Molti di loro oggi non si ricodano più bene l'italiano, mescolandolo con parole nella lingua del loro paese ospitante.
Ai tempi, un ruolo fondamentale lo svolgeva la missione cattolica di lingua italiana (che esiste tuttora, ma con un ruolo più marginale). I preti della missione aiutavano gli italiani a integrarsi, a mettersi in contatto con gli altri emigrati italiani, davano loro un supporto morale ma anche e soprattutto pratico. 
Ai tempi, chi emigrava in Svizzera, non poteva portare con sé i propri familiari. E così accadeva che il marito assumesse la moglie come colf per farla entrare in Svizzera e nascondesse i bambini in casa. La missione cattolica italiana talvolta li aiutava di nascosto. Se un vicino aveva dei sospetti sulla presenza di clandestini nel suo condominio, aveva il dovere di denunciarlo alla polizia. Tutto ciò ha lasciato delle ferite indelebili nella memoria di questi emigrati, che per questi motivi non hanno mai perdonato a fondo il paese che li ha ospitati e li ospita tuttora.
Poi ci siamo noi. Noi che non ci riconosciamo affatto in questi emigrati degli anni '60-'70, che evitiamo i circoli degli italiani all'estero, che abbiamo una laurea, un lavoro qualificato, che sappiamo parlare l'italiano e non lo vogliamo dimenticare, ma in più usiamo e conosciamo l'inglese ed eventualmente la lingua del posto. Siamo qui per scelta personale, a volte l'Italia manca ma abbiamo rispetto e fiducia nel paese che ci ospita e seguiamo da lontano con interesse la nostra nazione di origine sapendola criticare se necessario. Conosciamo i nostri diritti qui e li vogliamo rispettati, così come sappiamo quali sono i nostri doveri. Ci sentiamo ben accolti da questo paese e grazie alla tecnologia anche più vicini alle nostre famiglie. Non abbiamo nulla in comune con gli emigrati della prima ondata e questo lo sanno anche loro, loro che vogliono raccontarmi la loro storia e poi si rendono conto che non potrò mai capirli davvero, perché la mia storia é diversa ed allora mi guardano e concludono dicendo "voi sì che siete fortunati". 

Tratto dal film "I fabbricasvizzeri" di di Rolf Lyssy

4 commenti:

  1. ciao,

    è sempre un piacere leggerti ! ....sai che ho fatto un copia incolla del tuo post " lo sci non è solo uno sport" e l'ho inviato alla mia "svizzerotta"....sai che ha ricominciato a sciare ?

    Buona domenica

    ave

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  2. Ognuno con la sua storia e con i suoi perchè, tutti o quasi accomunati dal fatto che qui i propri sogni non li potevano realizzare.

    Buona domenica ;-)

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  3. Situazioni diverse, epoche diverse, sentendo mia sorella in Germania mi ha detto pressapoco le stesse cose che tu hai scritto.

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