Gli italiani residenti all'estero sono iscritto al registro dell'AIRE e, quando ci sono le votazioni, non devono necessariamente rientrare in Italia per votare, ma possono farlo per corrispondenza: si ricevono le schede elettorali per posta, si vota comodamente a casa e poi si spedisce il tutto al consolato italiano più vicino. Ed é quello che ho fatto questa settimana: noi italiani all'estero abbiamo una scadenza anticipata rispetto agli italiani che votano in Italia.
Devo dire che ero un po' combattuta sul voto. A parte il fatto del non sapere bene "chi" votare, io avevo proprio dei dubbi sul "se" votare. Non fraintendetemi, ho sempre votato, penso che il diritto al voto sia un diritto alla libertà e democrazia, quindi é un diritto che voglio sfruttare appieno. Il mio problema é questo: in quanto residente all'estero da 3 anni, é giusto che io voti per l'Italia, per un paese in cui non vivo più? A dire il vero penso sempre più che ciascuno debba avere il diritto di votare nel paese in cui vive, per partecipare alle scelte che potrebbero direttamente influenzare la propria vita. Quando vivevo in Italia in effetti non mi ero mai posta il problema, ma é frustrante non poter essere coinvolta nelle decisioni del paese in cui vivi. Io non ho ancora diritto a votare in Svizzera, dove vivo. E in Svizzera vale la democrazia diretta, vale a dire che il popolo é chiamato a votare spessissimo tramite referendum, sui temi più disparati. Io seguo i dibattiti prima di ogni referendum, difficile non farlo visto che ne parlano alla radio, televisione e giornali. Ed é brutto non avere il diritto di dire la propria. Penso che questo sia un po' il sentimento provato anche dagli immigrati che vivono in Italia da anni e che non hanno il diritto di votare. Solo ora capisco bene, capisco il sentimento di frustrazione e condivido. È come se ti negassero un tuo diritto e essendo abituati ad averlo da sempre, non ci rendiamo neppure conto dell'importanza di questo diritto. Per questo alla fine ho deciso di votare in Italia, per quel paese in cui non vivo da anni e in cui non ho intenzione di ritornare nei prossimi anni. Ma non nego che il dubbio c'é stato fino all'ultimo. Che diritto ho di scegliere per un paese in cui non vivo? Per un paese in cui la mia scelta politica non avrà un'influenza diretta sulla mia vita? In fondo le tasse le mettono a voi mica a me.
Inoltre, se é vero che io ho seguito a distanza un po' tutta la campagna pre-elettorare e se é vero che il legame nel mio caso con l'Italia é ancora molto forte, cosa dire di quei emigrati italiani che da trent'anni non ritornano in Italia? O i figli degli emigrati che non parlano neppure italiano, non hanno mai vissuto in Italia ma continuano ad avere il diritto di votare? Loro non hanno seguito affatto la campagna pre-elettorale e dubito fortemente che nutrano un interesse per la situazione politica italiana. Sicuramente sarebbero più interessati a votare per il paese in cui sono nati e vissuti, eppure conosco figli di emigrati italiani che non hanno la cittadinanza svizzera e non possono votare per le votazioni federali, ma votano per l'Italia, per un paese in cui mettono piede per due settimane durante le vacanze estive. Che senso ha? Quando ho posto queste domande a degli italiani emigrati in Svizzera mi hanno detto che loro votano perché pensano e sperano di poter rientrare in Italia un giorno e sono emigrati da pochi anni quindi il legame con il paese di nascita é ancora forte. In questo caso capisco le motivazioni dietro al voto.
In conclusione, penso che il fatto di associare il diritto di voto alla cittadinanza é una vera cavolata ai nostri giorni dove sempre più gente si sposta e vive all'estero. Penso anche (e qui molti non condivideranno) che il diritto di voto in Italia va sospeso agli italiani che vivono da moltissimi anni all'estero.
Detto questo, ognuno di noi deve essere consapevole dell'importanza del diritto di voto e dell'importanza quindi di esercitarlo domani. Buon voto a tutti.