giovedì 1 novembre 2012

Una serata a Bruxelles

La settimana scorsa ero a Bruxelles per lavoro. Non trovo questa città particolarmente bella, ma é piacevole la sera fare due passi per il centro (sempre che il vento gelido del Belgio non vi faccia rintanare in uno dei tanti pub). Il punto più bello di Bruxelles é sicuramente la grande piazza che con le luci della sera assume un fascino particolare. I quartieri attorno sono pieni di localini e ristorantini che la sera si animano e si riempiono di turisti da tutto il mondo. È piacevole sedersi al tavolino di un bar e, gustandosi una fresca birra belga, osservare la pioggia che batte sui vetri (ogni volta che penso a Bruxelles mi viene in mente una città grigia e piovosa...) e i passanti che corrono per le strade. Quando la temperatura é più clemente, adoro inoltre osservare le vetrine colme di gauffres ricoperti da frutta e panna e di cioccolatini (mi raccomando, non dite mai ad uno svizzero che il cioccolato belga é il migliore: parlo per esperienza), vetrine che per l'occasione era allestite con zucche e streghe. 
Venerdì scorso dopo una breve passeggiata per il centro (sì, purtroppo il vento gelido del Belgio era presente) sono andata in un piccolo localino che adoro per le torte salate fatte in casa.
Non era la prima volta che ci andavo, ma era la prima volta che andavo da sola. Come al solito, appena chiedo al cameriere un tavolo per una persona, iniziano le solite battutine del cavolo, come "poverina", "come é possibile?", "non esistono più gli uomini di una volta...". Non ci faccio caso, mi capita ogni volta che mi siedo da sola ad un ristorante. Intendiamoci, non é che adoro mangiare da sola, tutt'altro. Ma spesso, quando si viaggia per lavoro, ci si ritrova la sera seduta al tavolo in solitudine. Questo richiama sempre gli sguardi dei presenti, di colpo ti senti al centro dell'attenzione. I tuoi vicini ti scrutano, cercano di capire cosa ti ha portato in quel posto da sola, osservano come sei vestita, cosa mangi, tutto molto discretamente. Perché di uomini che mangiano da soli la sera ce ne sono tantissimi: li vedi in giacca e cravatta, seduti al loro tavolo con il blackberry oppure al bar dell'hotel mentre si gustano un martini. Questi uomini sono tutti lì per lo stesso motivo: lavoro. Ma di donne sole al tavolo o al bancone del bar ce ne sono davvero poche. E queste di certo non passano inosservate. 
Ritornando a Bruxelles, come al solito ho cenato mangiando velocemente la mia torta con una birra bruna (anche perché quando a tavola non si ha altro da fare che guardare i camerieri che corrono da un angolo all'altro, si finisce per mangiare con un ritmo abbastanza elevato). Appena terminato chiedo il conto. Stavo accuratamente cercando delle monete in euro nel mio portafoglio (a causa di questi franchi svizzeri, mi ritrovo sempre a secco di monete in euro...) quando la mia attenzione é stata catturata da un bigliettino che spuntava da sotto il conto. Sopra c'era scritto: Soraya, 02557xxxx. Il mio cervello affaticato da una lunga giornata di riunione non coglie subito il significato del bigliettino: per fortuna arriva prontamente il cameriere che con un grande sorriso mi dice "chiama preferibilmente la sera, che mia moglie dorme". Lo guardo con aria interrogativa, poi faccio un sorrisino di circostanza e con grande nonchalance mi alzo ed esco. Sicuramente l'avra fatto per farmi ridere, era una specie di battuta, ma diciamo che poteva risparmiarsela, ecco.



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