La prima settimana si è conclusa con un nulla di fatto e tante divergenze. Nessun accordo per ora che protegga il futuro del pianeta e le situazioni piú delicate, come quella delle isole che, messe in crisi dall’innalzamento dei mari, chiedono di limitare a un grado e mezzo l’aumento della temperatura. Soddisfazione e disappunto a Copenhagen per il fondo “fast start” con cui i paesi dell’Unione europea si impegnano ad aiutare i paesi in via di sviluppo a dotarsi di tecnologie verdi. Secondo molti i 7,2 milioni di euro promessi dall’Unione Europea ai paesi più poveri non sarebbero sufficienti. Secondo altri invece questo sarebbe un buon inizio. Forse - aggiungo io - sarebbe meglio aumentare questa cifra ma per destinare il surplus alla lotta contro la fame dei paesi più poveri, perchè in Africa una minaccia reale è non solo il riscaldamento globale ma anche la mancanza di cibo.
Intanto, decine di migliaia di militanti hanno manifestato a Copenaghen, chiedendo azioni decise nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Enorme lo scontento dei dimostrati dopo questa prima settimana: le proposte fatte finora nel quadro delle negoziazioni ufficiali, i 7,2 milioni di euro dell’Europa a favore dei paesi piú poveri, il rialzo termico fissato a un grado e mezzo, massimo due, sono giudicati poca cosa rispetto all’entità del problema. Tafferugli a parte dei soliti quattro (inevitabili), il corteo che ha sfilato per ore è stato pacifico, fatto da persone venute da ogni parte del mondo per chiedere un accordo rapido e giusto sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Ora tutti guardano al 18 dicembre, quando arriveranno i capi di stato, tra cui il presidente degli Stati Uniti, che devono fare di piú: come ha detto Hugh Cole, rappresentante dell’organizzazione non governativa Oxfam, “Dobbiamo reagire, il tempo scorre veloce. Possiamo negoziare sul clima ma non negoziare con il clima”.
L'importante è che i grandi del mondo capiscano che quella del riscaldamento globale è ormai una emergenza reale.
Il clima è un emergenza, significativi sono le immagini fatte da Greepeace, che ritraggono i capi di stato invecchiati e che chiedono scusa per i provvedimenti non presi.
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